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venerdì 3 novembre 2017

SMARTPHONE ETICO


Si può costruire uno smartphone che sia fatto per durare, senza dover scegliere tra qualità ed etica della catena produttiva? Negli uffici olandesi di Fairphone non hanno dubbi: la risposta è sì. Un’azienda in costante miglioramento che, da diversi anni, sensibilizza consumatori e grandi aziende sui costi nascosti della produzione contemporanea. 

Oggi Fairphone è una B-Corp, società benefit certificata con 70 dipendenti nel cuore di Amsterdam, ma il viaggio del primo smartphone etico al mondo inizia già nel 2010 quando Bas van Abel, attuale amministratore delegato, lancia un movimento per sensibilizzare su una più etica catena di produzione degli apparecchi elettronici. Il movimento vuole essere un’awareness company. Durante varie campagne e laboratori, centinaia di smartphone sono scomposti per far comprendere ai consumatori la complessità e le incoerenze nascoste tra lo schermo e la scocca. 

Ma nel 2013 sensibilizzare non basta più. Il fondatore Bas van Abel e i co-fondatori Miquel Ballester e Tessa Wernink decidono di passare ai fatti. Un seed investment di 400.000 euro, l’assunzione dei primi dipendenti e una campagna di crowdfunding completano il quadro. Puntando su sostenibilità di metalli e minerali, nasce il Fairphone 1. Vende il doppio del target iniziale. A fine 2015 il lancio di Fairphone 2 alza ulteriormente l’asticella: l’obiettivo non è più solo utilizzare materiali sostenibili, ma allungare la vita del prodotto, attraverso la modularità. 

Origine dei materiali

I minerali e metalli, presenti nei comuni smartphone, arrivano nella catena di fornitura dal settore minerario, un’industria impegnativa, spesso poco sostenibile per l’ambiente e i lavoratori. Fairphone nasce con l’obiettivo di certificare l’origine etica di tutti i materiali contenuti negli smartphone. In particolare, vuole risalire la filiera produttiva per analizzare i materiali e scoprirne le criticità connesse. 

I cosiddetti conflict minerals e i loro derivati sono il primo focus in questo processo. 

L’interesse nasce anche a seguito della “Section 1502” del Dodd-Frank Act del 2010, normata dalla SEC (US Securities and Exchange Commission) nel 2012 e approvata dal Congresso degli Stati Uniti, con la quale si intendeva scoraggiare l’utilizzo di minerali che provenivano (o venivano estratti) dalla Repubblica Democratica del Congo e/o dai paesi limitrofi (Angola, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Ruanda, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia). Nato con l’obiettivo di evitare che l’industria elettronica finanziasse i conflitti violenti in Africa Centrale, il Patto Dodd-Frank ha finito per colpire indistintamente commerci “puliti” e non, con l’involontaria conseguenza dell’interruzione delle estrazioni in questi paesi da parte di molte aziende. Il risultato perverso è stato che ancora più persone, senza più un lavoro, hanno finito per arruolarsi e partecipare al conflitto. 

Fairphone ha accettato la sfida di sostenere sviluppo economico e pratiche estrattive responsabili nella Repubblica Democratica del Congo e non solo. Dopo anni di lavoro a livello locale e di collaborazioni nella filiera, oggi è possibile tracciare tutta la catena di produzione risalendo fino alle miniere per quattro conflict minerals (stagno, tantalo, tungsteno e oro). Fairphone 2 contiene quaranta diversi minerali. Insieme a The Dragonfly Initiative, Fairphone ha sviluppato un sistema di riferimento per valutare 38 di questi materiali e le relative opportunità e problematiche generate a livello sociale, ambientale e sanitario.

Modularità e design di lunga durata

Fairphone è una scatola aperta, non un buco nero incomprensibile e non scomponibile come accade per molti apparecchi elettronici. Il proprietario può facilmente conoscerne il funzionamento e modificarne le parti nel tempo. Tutti gli elementi contenuti in questa scatola modulare sono sostituibili (batteria, schermo, modulo posteriore che contiene fotocamera, jack per le cuffie e porta usb per esempio). 

Aprendo un Fairphone – cosa che è possibile fare in pochi secondi – ci sono sei moduli distinti, ognuno dei quali può essere sostituito autonomamente in caso di guasto e/o acquistato separatamente. Tutorials on line aiutano a riparare le parti che più comunemente si danneggiano. 

Lo smartphone modulare è anche aperto a potenziali upgrade ed espansioni. Il Fairphone, infatti, dispone di un’expansion port, connessa con il resto del telefono, elemento di resilienza che permette di integrare funzionalità aggiuntive.

Dal punto di vista software, neanche a dirlo, il codice sorgente di Fairphone è aperto a proprietari e sviluppatori.

Condizioni di lavoro

Dall’iniziale focus sull’ambiente, il raggio d’azione di Fairphone si è ampliato abbracciando oggi anche le condizioni dei lavoratori e la tutela dei diritti umani nelle aziende fornitrici.

La Cina è il più grande produttore mondiale di smartphone: 771,4 milioni nel 2015. Allo stesso tempo la Cina è nota per le cattive condizioni di lavoro e i bassi salari. Per migliorare costantemente le condizioni dei lavoratori coinvolti nella catena produttiva, Fairphone lavora a stretto contatto con i fornitori, avvalendosi di esperti a livello territoriale e inserendo suoi diretti dipendenti in azienda. All’inizio della relazione commerciale, Fairphone compie una valutazione trasparente dell’azienda (basata su orari di lavoro, sicurezza, rappresentanza dei lavoratori ecc.) e delle problematiche riscontrate, valutazione che diventa il punto di partenza per un piano di sviluppo condiviso. Il miglioramento dei processi in essere all’interno delle aziende fornitrici è uno dei punti di forza di Fairphone. Si tratta di un lavoro delicato, considerati anche i tanti fattori da equilibrare, economia, lavoratori, leggi locali e come questi interagiscono tra di loro. È essenziale comprendere a fondo alcune pratiche commerciali, un processo di costante apprendimento per Fairphone e per i partner locali. 

L’assenteismo durante un periodo specifico e il turnover elevato sono, per esempio, tra le criticità più riconosciute da Fairphone tra le aziende produttori. In Cina queste criticità coincidono con i festeggiamenti del Nuovo Anno cinese. In tale occasione molti operai ricevono bonus monetari e tornano relativamente ricchi dalle loro famiglie nel villaggio e poi, pensando di trovare un altro lavoro, non rientrano in fabbrica. Così, alla riapertura degli stabilimenti, il proprietario dell’azienda deve investire ingenti capitali in formazione per non rischiare di vedere un abbassamento nella qualità della produzione. Mantenere il lavoratore nella struttura per l’azienda è fondamentale.

Sono problemi nascosti e diversi da territorio a territorio che Fairphone cerca di risolvere, insieme ad altri partner, esperti, ricercatori e ong, sviluppando programmi innovativi per aumentare la soddisfazione e la rappresentanza dei lavoratori e per favorire la comunicazione tra lavoratori e dirigenti.

Fonte GOGREEN

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