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venerdì 30 dicembre 2016

LA SELVAGGINA DELLA CUCINA SARDA


La Sardegna è considerata una specie di  eldorado  della caccia, tanto è ricca di selvaggina.

Grande importanza ha, di conseguenza, nella gastronomia isolana, la cacciagione e particolarmente quella da pelo.

Abbondano le lepri, i porchetti, i conigli selvatici e gli squisitissimi piccoli cinghiali che non oltrepassano i sessanta chili di peso e danno una carne molto saporita. Le carni vengono preparate in modo semplice, quasi primitivo. La preparazione tipica è quella arrosto che, nello stile dei pastori e dei cacciatori, viene cucinata allo spiedo.

All'aperto lo spiedo è fornito da un ramo d'albero e le braci sono prodotte col legno di arbusti profumati. Ma la cottura più tipica, propria dei pastori che preparano in questo modo agnelli, capretti e maialini, è quella chiamata a  carrargiu. Nel terreno viene scavata una buca proporzionata alla dimensione dell'animale da arrostire.

La buca viene scaldata facendovi bruciare delle frasche e, quando è ben calda, vi si depone l'animale avvolto in erbe aromatiche, coprendolo poi con la terra. Sulla superficie della buca si accende e si mantiene acceso un altro fuoco che lentamente cuocerà l'animale. La carne con questa cottura risulta saporitissima, dall'aroma che le comunicano le erbe che la ricoprono.

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